La Danza invisibile

Dipingo ipotesi, progetti, teorie visive.

Non si tratta di trascendere la materia ad un livello spirituale dell’arte. Ne di precipitare ansie e preoccupazioni sulla tela o di dare forma a pulsioni e istinti dell’inconscio.

Io cerco collisioni di particelle, fotoni, quanti, energia primordiale.

Immaginare, quì, non sta nel senso di trovare un’immagine, ma nel processo di formulare ipotesi, intuire tracce, segnali, impronte, scie.

Sono una macchina poetica che non fabbrica cose, che non è utile, se non a cercare risposte, insistendo su un mistero dove le immagini familiari non possono più aiutarci.

I miei strumenti sono quelli dell’arte, nel mio caso della pittura. La danza invisibile della materia, ci circonda, ci penetra, miliardi di particelle che esistono in stati differenti, inafferrabili.

E’ attraverso la traccia energetica del loro riverbero che forse ne possiamo intuire l’esistenza, così come avviene in quel campo di forza che è il dipinto, in quel miliardesimo di secondo.

Materie leggere, anzi leggerissime particelle, un bosone di Higgs.

Energia, campo, forza, esistenze infinitesimali. Un viaggio nel tempo più lontano e nello spazio più piccolo, a velocità che nemmeno possiamo pensare di concepire, che posso solo formulare attraverso ipotesi fantastiche, che non potranno mai essere provate.

E’ il viaggio mio, da quando rapidi tocchi, quasi per paura di fare ammutolire il processo, suggerivano mondi ancora al di là da venire, cose che si perdevano nella vastità dell’universo, varchi che schiudono le porte di un territorio invisibile.

Il quello spazio dove il viaggio degli scienziati è guidato da un qualcosa che li accomuna agli artisti.

Un territorio invariabile dove la nostra percezione della realtà, non ci spiega nulla, dove invece ciò che consideriamo paradossale e lontano, è forse una possibilità, un mondo delle cose.

C’era già qualcosa di terribilmente intangibile, simile alla motivazione del poeta, dello scenziato, dell’artista.

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Ragnatele di Opere Buone

Dopo un lungo periodo di lavoro nello studio, espongo una selezione di dipinti del 2023.

Sono opere in cui ritrovo la materia pittorica e la luce, che mostrano paesaggi e luoghi indefiniti, interiori, quasi misteriosi, che sono la a divenire, quasi fantasmi.

Fantasmi gentili della materia

Si aprono come occhi, le tele recenti di Domenico Napolitano: ma come in trompe-l’oeil che rinunci all’inganno delle apparenze, questi occhi si aprono su paesaggi non ancora esistenti, su mondi interiori. Sono pensieri divergenti quelli di Napolitano? Sì, divergenti dall’usura che gli sguardi abbacinati dalla menzogna mediatica provocano alle cose; divergenti dalla superficialità, perche il visibile non si cattura con la semplice riproduzione della superficie; divergenti dai cammini già calpestati, e lontani dall’idea illusoria di una armonia prestabilita.

Per Napolitano il miracolo della visione è sempre minacciato, potrebbe essere inquinato già tra un attimo: e allora lui apre il suo sguardo con rapida leggerezza di tocco, quasi per il timore di imporre all’immaginazione un eccesso di ordine che la farebbe ammutolire. I fantasmi gentili della materia che comparivano nelle tele del precedente Kind of red e che Napolitano traduceva con venature di pallore e reti lievi di bianco stese su fascie di colori giovani, oggi si manifestano nascondendosi in questi sguardi aperti come finestre su ciò che è ancora da venire: ed è proprio da ciò che ancora deve venire che arriva la musica dei colori che Napolitano suona, il timbro vivo della sua pittura.

Giuseppe Montesano

I fantasmi gentili della materia

Si aprono come occhi, le tele recenti di Domenico Napolitano: ma come in trompe-l’oeil che rinunci all’inganno delle apparenze, questi occhi si aprono su paesaggi non ancora esistenti, su mondi interiori. Sono pensieri divergenti quelli di Napolitano?

Sì, divergenti dall’usura che gli sguardi abbacinati dalla menzogna mediatica provocano alle cose; divergenti dalla superficialità, perche il visibile non si cattura con la semplice riproduzione della superficie; divergenti dai cammini già calpestati, e lontani dall’idea illusoria di una armonia prestabilita.

Per Napolitano il miracolo della visione è sempre minacciato, potrebbe essere inquinato già tra un attimo: e allora lui apre il suo sguardo con rapida leggerezza di tocco, quasi per il timore di imporre all’immaginazione un eccesso di ordine che la farebbe ammutolire.

I fantasmi gentili della materia che comparivano nelle tele del precedente Kind of red e che Napolitano traduceva con venature di pallore e reti lievi di bianco stese su fascie di colori giovani, oggi si manifestano nascondendosi in questi sguardi aperti come finestre su ciò che è ancora da venire: ed è proprio da ciò che ancora deve venire che arriva la musica dei colori che Napolitano suona, il timbro vivo della sua pittura.

Giuseppe Montesano

La Coscienza e la Memoria

L’arte di Domenico Napolitano, sorprende ed emoziona. Il segno astratto prende corpo all’interno della stessa materia cromatica, è una forma tesa e risonante, vibrante dentro, come spessore che contiene una materia leggera, attraversata dalla luce.

E’ la luce infatti il diaframma emotivo e psicologico della sua nuova ricerca. Una luce che si rapprende attorno a cromatismi in apparenza impulsivi, ma che provengono in effetti da una fine capacità visionaria, da una capacità di vedere e intravedere, che non annuncia necessariamente il fantastico, anche se alcune immagini evocano luoghi immaginari e spazi onirici.

Si tratta piuttosto di immersioni nel microcosmo interiore, che riflettono per altri versi il temperamento dell’artista, la sua sensibilità duttile e attenta a cogliere il particolare materico o la trasparenza casuale di un colore. Ne deriva una corrispondenza intensa e vigilata tra forma esterna e interiorità psichica, tra architettura in termini visivi e compositivi dell’opera e libertà sensitiva. Si interpretano così, in questa biunivocità, le cose più recenti, che appaiono una sorta di inventario della sua produzione, in cui si leggono, dentro riquadri fantastici e naturalistici, multipli e suggestivi scenari della coscienza e della memoria.